Firenze 1966, due giovani archittetti, Adolfo Natalini e Cristiano Toraldo di Francia danno vita, insieme a Gian Piero Frassinelli, Alessandro e Roberto Magris (Alessandro Poli dal 1970 al 72) a quello che diventerà un punto di riferimento non solo per la loro generazione, ma anche un modello a cui ispirarsi e da cui non poter prescindere nel discorso intellettuale - architettonico - sociale degli anni a venire: SUPERSTUDIO. Il gruppo si colloca da subito all’interno del più ampio ed internazionale campo dell’Architettura Radicale, attraverso relazioni e scambi ideali con il gruppo di architetti inglesi Archigram, gli italiani Archizoom Associati, Ufo, Gianni Pettena e gli austriaci Hans Holler e Walter Pichler. L’architettura radicale diventa una questione sociale, una risposta polemica a quella ufficiale modernista influenzando non solo la futura urbanistica, ma anche il design. Il binomio forma – funzione non ha più senso e quindi ragion d’essere. Sono gli anni in cui tutto si piega ad un uso artistico, la Contestazione metterà in campo istanze nuove, richieste e domande sociali e politiche che pretendono una risposta; Il privato è politico e l’Architettura radicale interpreta i bisogni di questa nascente società così come farà la Pop Art nell’ Arte. Il Gruppo si muove con istanze più ideali e utopiche che di progettazione pratica certo ma, anche per questa ragione, non si potrà prescindere dalla loro visione del mondo. Ca’ di Fra’ propone una suggestione su questo gruppo interprete di una generazione in fermento. 15 lavori, tra Poster e Litografie dal 1969 al 1972. Tra le opere alcuni fotomontaggi: Educazione (1972, da “Atti Fondamentali”), Saluti dalla Mecca (1969), New New York (1969) e saluti da Coketown (1969), dalla serie “Il Monumento Continuo”. Quella del Monumento Continuo è un riferimento che si trova in molti lavori del gruppo. E’ l'idea di un'architettura globale, che annulla sé stessa e così facendo permette la nascita di un oggetto nuovo, potenzialmente infinito. L’inserimento di uno strumento tecnico come il fotomontaggio non era un uso inedito in architettura perché già Giuseppe Terragni lo aveva adottato. Ora però veicola un messaggio differente. Risposta al funzionalismo, il paesaggio naturale è avvolto e fagocitato dall’intervento architettonico umano. L’architettura, anche grazie a Superstudio non è più solo progettazione, ma opera d’arte. Germano Celant la chiamerà Architettura Radicale che sospendendosi dall’essere protagonista, permette il moltiplicarsi di interrogativi, suggestioni e soluzioni tecniche e filosofico – sociali, che rappresenteranno per le generazioni future nuove ipotesi di confronto.