L’ultimo ciclo di opere di Agostino Ferrari si intitola ProSegno SEMS (s’intende spazio-energia-materia-segno) e prosegue la riflessione sul rapporto fra spazio e segno, materia ed energia, che l’artista porta avanti da anni. La novità più appariscente di questi quadri è offerta dal ritorno di superfici monocrome dai toni delicati e leggeri, quasi confetto: malva, verdi acqua, carta da zucchero, gialli acidi, su cui si articola con eleganza la danza di un unico segno, quasi sempre estrapolato da lavori precedenti, isolato e trasformato da comparsa in protagonista della composizione. Non si tratta però, o non si tratta soltanto, di una semplice danza della mano sulla superficie: come sempre nel pensiero e nella ricerca dell’artista, il segno è anche strumento dell’indagine incessante condotta sulle soglie e sulle relazioni fra materia ed energia, spazio e forma. Non a caso questo segno, elastico e potentemente dinamico, si manifesta in tutte le forme possibili, come scavo, come traccia e come rilievo autonomo e sospeso nello spazio tridimensionale, attraversando tutti i possibili livelli, dentro, sopra e oltre la superficie. Quest’ultima, inoltre, è rilevata su un fondo di sabbia nera, ribassato e visibile lungo tre bordi dell’opera, che costituisce il contenitore di spazio-energia, l’antefatto fisico e cosmico da cui l’avventura del segno prende vita, nello spazio materiale e nel tempo storico. L’esigenza di Agostino Ferrari di rispondere, con linguaggio da artista, alle grandi sollecitazioni e ai grandi interrogativi proposti dalla scienza trova in questo ultimo ciclo di opere un nuovo, straordinario momento: alla durezza e alla cupezza degli anni ultimi, così afflitti e limitati dalla pesantezza un’epidemia di cui l’umanità contemporanea sembrava aver perso la memoria, l’artista ha reagito con una freschezza sorprendente, accompagnata come sempre da grande serietà e rigore. Interessante è anche che ogni segno abbia un passato, esistesse già nel repertorio potenzialmente illimitato costituito da Agostino Ferrari in sessant’anni di lavoro, ma trovi oggi una nuova, bellissima stagione, che corrisponde a un pensiero creativo in pieno rinnovamento.