Invitato una prima volta alla Biennale di Venezia nel 1948, partecipò nuovamente, con una sala dedicata, nel 1952 e nel 1960. Agenore Fabbri è stato un artista che ha attraversato quasi un secolo di storia dell’Arte, rielaborando le suggestioni e gli stimoli che provenivano dal mondo.
Sperimenta differenti materiali dalla terracotta alla tela, dal metallo al legno; Nessun materiale sembra intimorirlo o lasciarlo indifferente. Cambia supporto, ma la precarietà, le inquietudini, il disagio fisico e mentale dell’ essere umano rimangono il filo conduttore della sua ricerca. Termometro della tragedia del secolo scorso. Il suo lavoro abbraccia intimamente il concetto di “materia vivente” come indica la cultura anni ’50. Racconta l’animo umano, la paura angosciante della precarietà e della morte. Testimone umano della drammaticità della vita, ne diventa interprete potente, portatore di un’indagine che travolge uomo ed animale fino alle estreme conseguenze. Traspare, particolarmente nelle sculture, la coinvolgente partecipazione emotiva ed empatica alla vita come evento non solo sociale, ma anche biologico, fisico.
Solo nell’ultima produzione (dagli anni’80 - Giardini Pubblici) sembra aprirsi una via alla speranza. Forse l’essere umano, animale razionale, è in grado di sopravvivere, di salvarsi.
All’interno di una ricerca artistica ed umana lunga una vita, la mostra desidera cogliere le tematiche fondamentali, fornendo piccoli spunti di riflessione; Dai lavori storici degli anni ’50 (Ferite), fino ai lavori più recenti (Giardini Pubblici) con una particolare attenzione alla scultura, momento tra i più alti del suo percorso.
Le immagini: Courtesy Archivio Agenore Fabbri - Ca' di Fra' - Milano